Un corpo sostanziale di ricerca suggerisce che gli sforzi per prevenire l’obesità pediatrica possono trarre beneficio non solo da ciò che un bambino mangia, ma da come mangia. In particolare, la prevenzione dell’obesità infantile dovrebbe includere una componente che affronti le ragioni per cui i bambini hanno diverse capacità di iniziare e smettere di mangiare in risposta a segnali interni di fame e sazietà, un costrutto noto come autoregolazione alimentare.

La maggior parte degli interventi e / o raccomandazioni per ridurre il rischio di obesità infantile cercano solo di manipolare ciò che un bambino mangia. Quest’articolo ha lo scopo di mostrare il ruolo dei comportamenti alimentari del caregiver nel plasmare lo stile alimentare dei bambini da cui deriva un peso corporeo sano.

Dopo la nascita, gli aspetti psicocomportamentali dell’ambiente alimentare hanno un’influenza elevata sull’autoregolazione dell’appetito dei bambini. Per mantenere una buona gestione dello stimolo fame / sazietà nei fanciulli, la ricerca attuale suggerisce che l’obiettivo generale di un caregiver dovrebbe essere quello di consentire ai bambini l’autonomia della loro alimentazione, in modo tale che inizino e smettano di nutrirsi in risposta al loro appetito. Pertanto, la sfida per i caregiver è quella di fornire struttura e confini senza diminuire l’autonomia alimentare dei bambini, impedendo invece che siano fattori esterni a stimolarlo. Nel descrivere i comportamenti alimentari di un caregiver con cui si delimita il nutrimento, la letteratura individua questi 4 stili di alimentazione: autoritario, autorevole, indulgente e non coinvolto.

Qual è lo stile consigliato?

Una solida base di prove suggerisce che l’autoregolazione alimentare dei bambini è meglio supportata da uno stile autorevole, con i caregiver  che forniscono un ambiente alimentare con un controllo celato dei tempi dei pasti e dei tipi di alimenti mangiati dai bambini. Sembra che quando i fanciulli scelgono il cibo sulla base delle direttive dei genitori, iniziano e smettono di mangiare anche in risposta a questi, non autoregolando più il loro nutrimento in base ai propri segnali di appetito, con possibili conseguenze negative sul peso.

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